Il Convento dei Frati Minori Conventuali

Il Convento dei Frati Minori Conventuali

Salvatore Rizzeri

IL CONVENTO DEI FRATI MINORI CONVENTUALI

( S. Francesco d’Assisi )

  

Il Chiostro del Monastero

Ricostruito in un primo tempo nell’anno 1610, esso è diventato sede del Municipio di Randazzo da quando nell’anno 1866, a seguito dell’emanazione delle Leggi eversive sulle corporazioni religiose, l’allora Governo Italiano cacciò i Frati e ne incamerò i beni. E’una tipica costruzione del secolo XVII, ma la sua fondazione è molto più antica. Gli storici locali lo fanno risalire addirittura al secolo XIII, quando le vie della Sicilia erano battute dal grande Sant’Antonio da Padova, che nel suo viaggio per la nostra isola, passato appunto da Randazzo, volle realizzare questo Convento il quale, oltretutto, fu il più importante della città, sempre pronto ad offrire aiuto, rifugio, protezione e ristoro per chiunque ne avesse bisogno.

Ben poco, purtroppo, è rimasto delle vecchie strutture dell’antico Convento. La parte più bella e più  interessante che ancora possiamo ammirare è l’antico chiostro monastico a colonne monolitiche in pietra lavica.

La sua storia è nobilissima a cominciare dal periodo Aragonese, infatti nel 1334 la Regina Elisabetta, madre di Federico III il Semplice, devotissima di S. Francesco, volendo gratificare con proprietà terriere e feudi la comunità del Convento, e questa, per il voto di stretta povertà, non potendo né volendo accettare donazioni di sorta, pensò ad ampliare ed abbellire il Convento e la Chiesa di S. Francesco ad esso annessa. Il Monastero esisteva pertanto già prima di questa data, ed è infatti quanto afferma lo storico randazzese Don Giuseppe Plumari nella sua “ Storia della Città di Randazzo “ a pag. 641 del manoscritto:

“ ………. A tutta certezza fu poi in Randazzo il Beato GERARDO DA VALENZA, che fece il suo noviziato in questo istesso Convento Dé Minori Conventuali di S. Francesco, il quale morì poscia in Palermo nell’anno 1343, per attestato del mentovato Padre Cagliola, di cui sono le parole seguenti -  Fuit ic Conventus Beati GERARDI DE VALENTIA, da quo alias tyrocinii, ac probationis avena. – La Regina Elisabetta, moglie del corenato Re Pietro II, partorì in Catania il principe Ludovico, che fu poi nostro Re, nel dì 4 Febbraio del 1337, or per effetto di tradizione sappiamo che, nella calda stagione di ogni anno, sendosi trovata la mentovata Regina in Randazzo, si raccomandò alle fervide orazioni del Beato Gerardo, che di famiglia trovavasi nel Convento di Randazzo, per ottenere da Dio prole maschile, ed il Beato anzidetto l’assicurò che il Misericordiosissimo Iddio le avrebbe accordato la chiesta grazia, a condizione però che al neonato si dovesse imporre il nome del zio materno del Re D. Pietro, quale fu S. Ludovico Vescovo Tolosano e confessore, fratel germano della Regina Eleonora di Sicilia, genitrice dell’anzidetto Re Pietro II, come di fatto avverossi. Quindi molto tempo prima di questa epoca ebbe ad essere fondato il Convento di S. Francesco dé Minori Conventuali in Randazzo, anche per questa ragione ………. “ [1]

Come si è già detto fu il Convento più importante della città perché in tutti gli avvenimenti storici lieti e non lieti ebbe un ruolo primario, come in occasione della terribile peste del 1575 – 1580 e nella rivoluzione popolare del 1647, quando in esso si rifugiarono le autorità cittadine per sfuggire al pericolo di cadere in mano agli inferociti rivoltosi.

Cacciati via i Monaci, il Governo e le autorità del tempo alienarono per pochi soldi il giardino di mezzogiorno e ridussero a suolo pubblico quello di ponente. La ristrutturazione interna, per adattare gli ambienti al nuovo ruolo di casa comunale, fece scomparire le celle ed ogni distintivo interno che ricordasse la sua vecchia attribuzione di Convento religioso Francescano. Le distruzioni apportate dai bombardamenti alleati del Luglio – Agosto 1943 fecero il resto.

La Chiesa del Convento, dedicata al Santo di Assisi, venne centrata e completamente distrutta dalle micidiali bombe d’aereo. Era la Chiesa storica della città, in cui si trovavano le tombe delle più nobili famiglie di Randazzo, con le relative lapidi che tanto importanti sarebbero state per la storia della città. L’apertura dell’arteria stradale che porta alla piazza S. Francesco distrusse inoltre la vecchia Sacrestia ed il trecentesco campanile.[2]

Del vecchio fabbricato fortunatamente si è salvata la parte centrale del Convento, che è uno degli esempi più nobili di quella architettura secentesca equilibratissima che troviamo in Sicilia. Tutto il complesso, pur alterato dalle trasformazioni apportate nei secoli, è pervaso da un decoroso equilibrio formale accresciuto da quelle finestruole che, nella misure e nella struttura stabilita dalle regole Francescane, si affacciano dal primo piano.

Ma il motivo architettonico più sorprendente e più inaspettato sono le due meravigliose verande che ornano le pareti di levante e di ponente del primo piano. E’ una fuga di trifore serliane ad agile colonnina, in cui la linea retta si fonde in un complesso armonico con l’arco a tutto sesto affiancato da due finestruole rettangolari. Il pilastrino piatto di queste, poggiante su una mensola a goccia di pretto sapore popolaresco, si armonizza con il rotondo graziosamente affusolato a regola d’arte delle due colonnine di sostegno all’arco. Il parapetto del pozzo poligonale e l’aerea veranda della facciata di tramontana, sormontata dalla data, completano il disegno di questo complesso artistico, che si ispira ad un sobrio equilibrio.

Trascurato e manomesso dall’incuria degli uomini ha, in questi ultimi anni, subito numerosi interventi di consolidamento e ristrutturazione. Gli ultimi lavori in ordine di tempo, ultimati nel 1990, hanno dato un volto nuovo all’antico Monastero, specie per quel che concerne la facciata di tramontana, completamente ridisegnata ed intonata ai motivi architettonici di questo antico fabbricato.  

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

[1] G. PlumariStoria della Città di Randazzo – 1849,  Manoscritto presso Biblioteca Comunale di Palermo, voce Qq. G 76-77. Volume I, libro III pag. 641.  

[2] S. RizzeriLe Cento Chiese di Randazzo – Ediz. Artemide 2008,  n. 99.