Santa Maria della Volta

Santa Maria della Volta

 

 SANTA MARIA DELLA VOLTA

Salvatore Rizzeri

 

 

< . . . . Restaurata verso la metà degli anni 80, si appoggia alla Via degli Archi o degli " Uffici " nel quartiere centrale della citttà, quello Greco. Appartenente al sec. XIV, essa sorse probabilmente a servizio della famiglia Damiani alla cui casa è addossata e di cui porta ancora, su un lato, lo stemma medioevale. Estintasi tale famiglia, fu trasferita, unitamente al palazzetto della medesima, ad una comunità di suore che aveva cura di un orfanotrofio. In un secondo tempo ospitò una confraternita che ne portava il nome e di cui nella Chiesa di S. Maria rimangono i documenti. Tale Confraternita, però, cessò di esistere intorno alla seconda metà del sec. XVIII  e così la chiesetta passò a far parte del patrimonio della Parrocchia di S. Nicola la cui comunità di preti ne curò il culto e ne amministrò i legati.[1] Le notizie che ci forniscono i documenti del tempo ci fanno sapere come essa, privata ormai della cura che ne aveva avuto la confraternita, fu adibita a locale di servizio della suddetta Parrocchia. E' singolare la notizia dataci dai documenti sopraddetti; da essi sappiamo infatti che, quando nel sec. XVIII si innalzò il massiccio campanile di S. Nicolò distrutto dal terremoto del 1693, essa ospitò le maestranze che curarono la fabbrica di detto campanile. Da allora nient'altro sappiamo della sua storia se non che essa continuò ad essere una dipendenza della Chiesa di S. Nicolò. Colpita e gravemente danneggiata dai bombardamenti del Luglio-Agosto 1943, è stata, come si è detto, recentemente restaurata. La Chiesa di S. Maria della Volta è un esemplare architettonico con uno schema tutto suo non facilmente riscontrabile altrove in tutta la Sicilia. Singolare ed unico è il suo schema: è ad un solo vano rettangolare che originariamente, come è nello stile di tali costruzioni, doveva essere ornato, nella parte posteriore, da una absidiola a catino emisferico, ora del tutto scomparsa in seguito alla costruzione di fabbricati addossati ad essa. Ma quello che la distingue, nella sua linea aggraziata, sono il campaniluzzo a vela che la sovrasta e soprattutto la facciata che era originariamente ornata da un semplice rosoncino ad " oculus ", in seguito sostituito da una monofora rettangolare, e da due porte a sesto acuto in conci lavici, ornate da ghiera con mensolina a goccia di puro sapore gotico-siciliano. Schema semplicissimo in se stesso ma che ci offre un esempio architettonico singolarissimo e deliziosamente scenografico, scandito com'è da tre archi acuti degradanti che appartengono, due alle sue porte di diversa altezza e uno, più slanciato, all'imboccatura di Via degli Archi, al cui complesso è intimamente connessa.[2] 

Un elemento caratteristico, unico nel suo genere, è la seconda porticina affiancata alla maggiore. "Strana ed irrazionale" la definisce Don Virzì. Serviva probabilmente a fare entrare in Chiesa i cadaveri degli affiliati alla Confraternita laica  che aveva sede in questa Chiesa. Nel suo interno, come si è detto, recentemente restaurato, non troviamo traccia alcuna di opere di particolare rilievo, sono visibili però alcuni metri quadrati della originaria pavimentazione in mattoni di argilla.  Particolare curioso, in un angolo del locale della Chiesa, vennero custoditi i conci squadrati in pietra lavica, debitamente numerati, e la colonnina tortile salvatasi dai bombardamenti dell'estate del 1943, che servirono poi per la ricostruzione del quarto arco dell'adiacente via.[3]

 

Rispetto alle tante opere d’arte ancora presenti a Randazzo, abbiamo voluto dare maggiore risalto e visibilità a questa deliziosissima chiesetta per far conoscere agli appassionati cultori di tutto ciò che è Arte, l’opera meritoria di un gruppo di persone che disinteressatamente, mossi solo da quell’amore per il bello, per la cultura e consci che l’ulteriore perdita di quanto di artistico i nostri padri ci hanno lasciato equivale alla perdita della memoria, delle tradizioni e della nostra storia, con l’impegno personale e con tanto lavoro hanno realizzato quello che in decenni non era mai stato fatto.

Come si è precedentemente detto la chiesetta, dopo il restauro degli anni 80, era stata utilizzata solamente in occasione delle festività del Ferragosto Randazzese, non quale luogo di preghiera ma per manifestazioni artistiche e culturali.

Grazie all’iniziativa e alla maestria di un piccolo gruppo di volenterosi artigiani e professionisti locali che ne hanno migliorato gli interni, oggi la chiesa torna ad essere luogo di culto e a rivivere gli antichi splendori dei secoli passati. Benedetta dall’Arciprete Vincenzo Calà il 15 dicembre del 2013, è stata aperta al culto in occasione della Novena di Natale dello stesso anno.

Restauro interno, dicevamo, che ha riguardato il ripristino della pavimentazione nell’originale forma in cotto siciliano (Emanuele Pitinzano), la totale messa in opera dell’impianto elettrico e di illuminazione (Raiti Giovanni), la tinteggiatura delle pareti e il restauro dei due portoni di ingresso al tempio (Giovanni Romano); tutte cose eseguite con grande precisione e inaspettata maestria. Ma il vero colpo di genio ha riguardato la ricostruzione dell’altare distrutto dagli eventi bellici dell’estate del 1943 e di cui non esiste alcuna immagine o descrizione.

Il tutto nasce dall’intuitiva idea del Dott. Nuccio Mollica: l’altare ligneo infatti è stato realizzato utilizzando le antiche tavole che componevano la cantoria dell’organo a canne che prima della seconda guerra mondiale si trovava nella vicina chiesa di San Nicola di Bari, posizionato nella navata laterale di destra dove oggi vi è l’alare di Santa Rita.

La cantoria e l’organo vennero distrutti, unitamente a tante altre opere d’arte, durante i devastanti bombardamenti aerei alleati subiti da Randazzo nel Luglio-Agosto del 1943. Le tavole che ora compongono l’altare della chiesa di Santa Maria della Volta, finemente scolpite ad intarsio, vennero fortunatamente raccolte e conservate da mani pietose in un anfratto del grande campanile della chiesa di San Nicola di Bari. Ritrovate dopo 70 anni ritornano all’ammirazione della gente sotto diversa veste, fanno parte ora dell’originale e bellissimo altare della chiesetta della Volta.

Alla sua realizzazione e messa in opera, oltre al Dott. Nuccio Mollica, ha contribuito la Dott.ssa Rita Santamaria che ha curato il ripristino degli altorilievi con l’aiuto dei sigg. Giovanni Romano ed Emanuele Pitinzano. E’questo un mirabile esempio di attaccamento alla cultura, alle tradizioni e alle opere d’arte della nostra meravigliosa cittadina che andrebbe imitato da tutti gli appassionati e amanti del bello.

 

 

[1]  S.C. Virzì - Complesso di Via degli Archi e della Chiesa di S. Maria della Volta - R.N.  n. 14,  pag. 20.

[2]  S.C. Virzì - Op. cit.  pag. 20 - 21.

[3]  S. Rizzeri – Le Cento Chiese di Randazzo. Pag. 94 – 95. Gennaio 2008,  Edizioni Artemide..