Trinacia - Tyracia

Trinacia - Tyracia

Salvatore Rizzeri

TRINACIA - TYRACIA  

Una delle maggiori controversie tra gli storici antichi della Sicilia riguarda l’esistenza o meno nell’Isola di alcune città in epoca anteriore alla venuta dei Siculi. Il Cluverio e l’Abate Vito Amico sono di questo parere, così come Strabone che addirittura ne fa un piccolo elenco: Leonzio, Siracusa, Nea, Centuripe, Assoro, Enna, Erbita, le tre Ible, Trinacia.

L’edificazione della città di Trinacia è certamente da far risalire ad epoca anteriore alla venuta dei Siculi, i quali successivamente la ingrandirono e la elessero a loro capitale.[1] Che questa città abbia poi un’origine molto lontana nel tempo è cosa facilmente appurabile da quelli che sono gli oggetti rinvenuti negli scavi eseguiti a Città Vecchia e nelle contrade di Mischi e S. Anastasia. Oggetti appartenenti a diversi periodi storici che vanno dal neolitico dell’età della pietra, all’epoca fenicia, greca, romana e bizantina e che oggi arricchiscono il Museo Archeologico “ Paolo Vagliasindi “. 

A proposito delle origini di Randazzo ecco cosa scrive il Can. Vincenzo Raciti Romeo di Acireale:

 “Al certo la esistenza di antichi ruderi, cocci archeologici, asce di pietra, terrecotte siceliote ed arcaiche, bronzi e vasi fittili trovati lungo la balza che da Est a Nord’Est si estendono sino all’Acquafredda; ed in particolare quelle tratte dagli scavi delle contrade di Mischi e S. Anastasia, proprietà del Cav. Paolo Vagliasindi Polizzi, dove si è scoperta la celebre Necropoli, ci fanno fede della esistenza di una ricca ed estesa Città di origine Sicula che non si è saputa adeguatamente determinare dagli Archeologi “.[2]

Evangelista Di Blasi, nella sua straordinaria opera storica della Sicilia, più volte si sofferma a parlare dell’origine della città di Trinacia o Tiracia:

 “Quantunque i Sicani e i Sicoli dopo le discordie avute fra loro, e per cui sparsero tanto sangue, si fossero poscia accomunati, e fossero vissuti in una tal pace e tranquillità, quasichè componessero una stessa e inseparabile nazione, pur nondimeno, coloro che abitavano dalla parte del mare Jonio, soffrivano continuamente le scorrerie dei pirati, i quali non solamente pregiudicavano il commercio, incutendo timore a tutti quei bastimenti, che erano obbligati a passare per quel mare, ma scendendo nei luoghi marittimi, desolavano le città ch’erano edificate a’ lidi, e propriamente dove sono le coste di Catania, di  Messina e di Taormina. Atterriti perciò gli abitanti dalle ruberie e dalle crudeltà di cotesti corsari, provvedendo alla loro sicurezza abbandonarono quei deliziosi campi, e si ritirarono nei luoghi più interiori dell’Isola, rimanendo così quel paese nella maggior parte disabitato. Ecco posto in chiaro il motivo per cui restò vieppiù popolata e di mano in mano ingrandita dagli stessi Sicani e dai Sicoli, la città di Trinacia già edificata nell’interno dell’Isola, cioè nella Città Vecchia di Randazzo, locale pedemontano dell’Etna dalla parte settentrionale, di circa 24 miglia distante dal lido, per cui essa da allora divenne la Metropoli dei Sicoli “.[3] 

Randazzo contrada "Città Vecchia" Il lato nord di Trinacia sulle balze dell'Akesine

Come attestano autorevoli storici, non ultimo il Prof. Luigi Pareti dell'Università " la Sapienza " di Roma, questa città forte e popolosa non volle assoggettarsi alla politica di espansione di Siracusa, motivo per cui nell'anno 440 a.C. venne assediata, conquistata e completamente rasa al suolo dall'esercito siracusano del tiranno Gerone.

Il benedettino Francesco Onorato Colonna dei duchi di Cesarò che per primo nel 1742 compilò la storia della città, nel suo manoscritto dal titolo "Idea dell'antichità di Randazzo" oltre a descriverne il sito ne da addirittura le dimensioni:  

 “ . . . Trinacia era posta a piè dell’Etna sopra di balze, vicina al fiume Cantara, inaccessibile d’ogni parte per la sua eminenza . . . . .  ; questo spazio si estendeva per quasi undici miglia, la sua lunghezza  era poco meno di quattro miglia e mezzo e la sua larghezza tre miglia all’incirca, e non poteva trovarsi per Capitale di Sicilia l’uguale in tutta l’Isola, tranne la sola Siracusa.[4]

 

[1]  Vito Amico: Lessico topografico Sicolo.  Voce Trinacia.

[2]  V. Raciti Romeo: Randazzo origine e monumenti.  Pag. 2.

[3]  G. E. Di Blasi: Storia del Regno di Sicilia.  Libro II, Cap. I, pag. 65-66.

[4] F. O. Colonna: Idea dell’antichità di Randazzo.  Man. inedito anno 1742. Bibl. Ursino-Recupero di Catania.