Randazzo 30 Giugno 1672 - Il Miracolo di San Nicola

Randazzo 30 Giugno 1672 - Il Miracolo di San Nicola

Salvatore Rizzeri

Randazzo 30 Giugno 1672 – Il Miracolo di San Nicola

Le due principali crisi economiche che attraversarono la Sicilia nel seicento furono essenzialmente dovute all’insufficiente produzione di grano. Come affermano il Benigno e il Giarrizzo, tanto la rivolta di Palermo quanto quelle di Messina e di Randazzo avvengono a seguito di due raccolti, quello del 1647 e quello del 1671, che furono senza dubbio i peggiori del secolo. In entrambi i casi la povera gente manifestò per strada accusando apertamente i governanti di mancare al loro primo dovere: essere capaci di assicurare il rifornimento urbano

La situazione peggiorò ulteriormente nel primo semestre del 1672 quando la Sicilia fu colpita da una delle peggiori carestie che si ricordi. Il 30 Marzo a Messina scoppiò la rivolta: ancora una volta a causarla fu l’aumento del prezzo del pane. Le case di cinque giurati furono incendiate e solo l’intervento dello Stratigoto (il governatore) di Messina, Luigi de l’Hoyo, riuscì ad evitare che la situazione peggiorasse.

Randazzo, come molti centri dell’Isola, risentì particolarmente di tale grave situazione. La quasi totale carenza di pane, allora elemento base e fondamentale nell’alimentazione soprattutto delle fasce più povere, determinò il diffondersi di gravi malattie e un’aumento esponenziale della mortalità.

La prima reazione della gente del XVII secolo di fronte alla carestia era allora un’attitudine di espiazione e di affidamento deferente al volere di Dio.

La carestia era considerata cioè in primo luogo una punizione inflitta dal Signore al suo popolo per castigarlo dei suoi peccati. Questa credenza conduceva dunque a ordinate processioni religiose di tipo penitenziale e la folla piangente si riversava nelle strade in processione pregando ad alta voce “Signore, abbi pietà di noi ” e chiedendo a Dio la tanto sospirata pioggia che avrebbe potuto salvare un raccolto gravemente danneggiato dalla siccità[1].

E proprio questo avvenne a Randazzo in quel caldo mese di Giugno del 1672: poveri, affamati e sofferenti, ormai ridotti allo stremo, si affidarono alla volontà di Dio e dei Santi pregando nelle numerosissime chiese della città. Sicuramente venne portato in processione il miracoloso “Crocifisso della Pioggia “, custodito nella chiesa di San Martino; veglie di preghiera vennero organizzate nella parrocchiale chiesa di San Nicola, e proprio in questa chiesa avvenne un qualche cosa di straordinario la mattina del 30 di Giugno.

Alle prime luci dell’alba il Parroco del tempo, Don Giovan Batista Galvagno si apprestava per le prime funzioni religiose, quando avvicinatosi all’altare del San Nicola di Bari . . .

" La statua marmorea del glorioso San Nicolò di questa città di Randazzo scaturì sangue rosso dal cuore cioè dalla piegatura del fianco e coscia, che corse sopra il ginocchio dalla parte sinistra insino sopra l'altare del che videro molti miracoli nella mortalità che successe in detto anno; et insino adesso si vedono, tenendo il vestigio del sangue, anco in sin hoggi con istupore et devotione di tutto il popolo che ricorse alla devotione del d° glorioso S. Nicolò, nel qual tempo fu la fame et la mortalità seguente ".

( Prete G. Battista Calcagno ).[2] 

E’ questa l’annotazione riportata a futura memoria nel “Libro Rosso “ della chiesa. Subito dopo l'avvenimento miracoloso cessò la mortalità. A ricordo di questo avvenimento a Randazzo, fino a qualche anno fà, gli anziani usavano preparare la notte del 6 dicembre, festa del Santo, la cosiddetta " cuccia ", una pietanza costituita da grano duro bollito, con l'aggiunta di ricotta fresca.

In alcuni paesi della Sicilia la cuccia è anche legata ai culti di San Biagio e Santa Lucia (13 dicembre).

Il termine cuccia è di antichissima derivazione, ed è ormai appurato che esso derivi dal greco ta ko(u)kkía (i grani).   

ANTONELLO GAGINI (1478 – 1536) 

Statua marmorea di San Nicola

 

L'opera venne commissionata all'artista dal clero della Chiesa con atto del 1° Ottobre 1522, tramite il Barone Giovan Michele Spadafora. Doveva essere simile alle statue " Apostolorum majoris ecclesiae panormitae "; furono stabilite le misure, la posizione, gli ornamenti e perfino imposta la presenza dell'artista per la collocazione e l'indoratura sul posto. Il tutto per il prezzo pattuito di 60 onze. Il 16 Novembre 1523 la statua era a Randazzo e lo stesso Antonello ne effettua  la collocazione e l'indoratura, secondo il contratto. Copia autentica del contratto esisteva nel " Libro Rosso " della Chiesa, ora purtroppo mancante della pagina e non ne avremmo avuto notizia alcuna se il Di Marzo non ne avesse riportato il contenuto nel quarto volume della sua monumentale opera " Sulle Belle Arti in Sicilia ".[3]

OPUS ANTONII GAGINI PANORMITAE - M.D.XX.III. 

Firmata e datata è tra le opere più mirabili e meglio riuscite del maestro che seppe imprimere nel volto del Santo una serenità solenne ed una maestà impressionante.

Accompagnano la statua del Santo due pannelli scolpiti con i miracoli del Santo, suggeriti all'artista dal Sac. Santangelo, in quel tempo procuratore della chiesa.

Questi due pannelli probabilmente sono lavori di bottega e certamente sono della stessa mano del Gagini nonostante mostrino una certa trascuratezza nella rifinitura, forse voluta perchè non fosse disturbata e distratta dal soggetto principale l'attenzione dei fedeli.

La prospettiva delle scene e la rifinitura delle immagini ad alto rilievo ci inducono ad affermare ciò. Misteriosa ed inspiegabile è invece una grande " R " incisa nella base del primo pannello.[4]

 

 

 

[1] F. Benigno – G. Giarrizzo: Storia della Sicilia dalle origini al 600, Cit. pagg. 186 -187. Ediz. Laterza.

[2]  Libro Rosso della Chiesa Parrocchiale di San Nicolò, sotto la data 30 Giugno 1672.

[3] G. Di Marzo - Sulle Belle Arti in Sicilia -  Vol. IV.  G. Di Marzo - I Gagini - Palermo 1884.

[4]  S. C. Virzì - Randazzo e le sue Opere d'Arte -  La Chiesa di San Nicola, R.N. n. 25 pag. 44.